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  • Daniele Bergantin

I luoghi del Taglio di Porto Viro

A 420 anni dal Taglio di Porto Viro terminato il 16 settembre 1604, viene proposto un itinerario lungo un percorso stradale che collega i vari luoghi protagonisti dell’importante opera idraulica.   



L'itinerario con tema “I luoghi del Taglio di Porto Viro” deriva dalla consultazione delle pubblicazioni inerenti l’importante opera idraulica e dalla ricca cartografia dell’epoca, che ha permesso il confronto con la carta tecnica regionale e la georeferenziazione. In seguito, vari sopralluoghi hanno consentito di individuare i siti storici del 1600 - 1604.


PRIMA DI ESEGUIRE I LAVORI DEL TAGLIO


Via Canalvecchio (Loreo)

Dopo l’approvazione del taglio di Porto Viro, avvenuta a Venezia il 17 dicembre 1598, venne inviata a Loreo una speciale commissione tecnico politica composta da ben 18 persone. Partiti da Venezia il 22 marzo 1599, i commissari sostano a Chioggia il 23 marzo e il giorno dopo arrivano a Cavanella d’Adige. Da qui volevano raggiungere la foce dell’Adige ed uscire in mare, per poi entrare nel ramo del Po di Tramontana, ma vengono dissuasi per via del pericolo costituito dalla grande irruenza dell’acqua. Proseguono quindi da Cavanella lungo l’Adige verso ovest fino a Tornova per poi entrare nel canale di Loreo e raggiungere il centro urbano. I commissari rimangono a Loreo, fino al 1 aprile 1599 con il compito di eseguire osservazioni e livellazioni utili a fornire le ultime indicazioni riguardo il progetto definitivo.

Dalla relazione del marzo 1599: “… la mattina per tempo s’andò a’ udire la messa alla Mad.a di Chioza, doppò tutti s’imbarcorno, si passò per le porte di brondolo, poi per quelle della Cavanella, ……sbocati alla Cavanella……… si diede volta, in sù per l’Adice si prese camino verso Loreo facendo un poco di collationata così in barca per differire il desinare alla sera, s’entrò dall’Adice nel Canale di Loreo,”

Solo qualche decennio prima il tragitto era diverso in quanto il collegamento Adige – canale di Loreo avveniva più ad occidente, tramite il canale delle Bebbe che si immetteva nella parte settentrionale del meandro rettificato nel 1561 (drizzagno) e portava alla laguna di Brondolo.

Le varie commissioni incaricate di formulare rilievi e osservazioni sul taglio di Porto Viro hanno navigato sulle acque di un tratto dell’Adige oggi non più presente, in quanto nel 1725 è stata attuata una rettifica, portando il nuovo corso atesino più a settentrione. L’intervento è noto come “Il taglio nuovo dell’Adige alla Tornova”.

Al giorno d’oggi la strada di via Canalvecchio che collega Tornova al ponte Rantin sul Po-Brondolo, è il testimone dell’argine sinistro dell’Adige prima della rettifica.


Canale di Loreo (Loreo)

Questa via d’acqua venne scavata nel 1224 per completare il sistema di collegamento fluviale noto come navigazione di Lombardia che consentiva il collegamento tra il Po delle Fornaci e la laguna di Chioggia. Il tragitto rettilineo partiva dal centro urbano fino alla località Tornova, dove incontrava le acque dell’Adige.

Dal Po delle Fornaci in prossimità dell’attuale Cavanella Po si entrava dapprima nella Fuosa, poi nel Canal della Rettinella che nella zona sud dell’abitato incontrava il canale di Loreo. Con questo si raggiungeva l’Adige e si proseguiva in territorio di Cavarzere e Chioggia con il canale delle Bebbe fino alla laguna di Brondolo.

Dal 1923 il collegamento tra il Po di Venezia e l’Adige parte da Volta Grimana con il Canalbianco – Po di Levante e prosegue con il Po-Brondolo fino a Cavanella d’Adige. Da qui il Canal di Valle consente di arrivare alla laguna sud di Chioggia.


Cà Priuli di Domenico (Loreo)

Dalla relazione del marzo 1599: “s’entrò dall’Adige nel canale di Loreo ove si gionse verso le 21 ora alla Casa del Cl.mo Domenego de Priuli, destinato l’alloggiamento a caduno….”

Cà Priuli è stata individuata a nord del centro abitato sia in una mappa del 1618 sia in una successiva del 1720 e nel catasto austriaco del 1841. Al giorno d’oggi troviamo un edificio abitato, isolato in posizione esterna all’area urbana come un tempo, lungo via Riviera Marconi e via Arzeron.

Una seconda commissione composta da periti e senatori raggiunge Loreo il 12 luglio 1599. Il 12 settembre dello stesso anno giunge a Loreo anche il cartografo Ottavio Fabbri con vari incarichi riguardo il taglio.

Poco dopo l’apertura del nuovo taglio del Po a Porto Viro avvenuto il 14 settembre 1604, una nuova commissione giunge a Loreo da Venezia con una barca peota il giorno 6 novembre del 1604. La commissione era composta da un procuratore, due savi, tre esecutori, un notaio, un ingegnere e l’architetto Vincenzo Scamozzi. Il motivo del viaggio consisteva in un controllo generale della situazione idraulica nel territorio della Serenissima ed anche una sorta di esame per Scamozzi. Il 15 aprile 1605 l’architetto vicentino inoltrava una supplica al Senato per avere l’incarico di Sovrintendente all’Ufficio alle Acque. Carica che Scamozzi non ottenne, nonostante il parere favorevole dei Savi Esecutori alle Acque. Dalla relazione apprendiamo che giungono alle ore 21 e poco dopo ripartono con il Provveditore Zuan Giacomo Zane, per visionare e misurare il nuovo taglio. Rientrano poi a notte tarda, ma non viene riportato dove trovano ricovero notturno, anche se è plausibile che si tratti ancora della casa dei Priuli. La mattina seguente ripartono per proseguire verso Cavarzere a verificare la situazione idraulica dell’Adige e del Gorzone.

Dalla relazione della commissione: “Continuandosi il viaggio s’andò alla cavanella……Partiti di là s’andò à drittura a Loreo dove si giunse alle 21 ora et essendo smontato in terra messer cesaro Ziliol Nodaro, egli andò a far saper all’Ill.mo Prov.or dell’arrivo di loro signori et del desiderio che havevano di continuarsi il loro viaggio per vedere, et osservare il nuovo taglio di Po’, per il qual effetto principalmente s’erano trasferiti in quelle parti”. Il rientro: “Fatte queste, et altre informationi, per farse la notte scura si tornò à dietro, et alle trè hore si arrivò a Loredo”.

All’epoca del taglio, nel territorio della Serenissima il giorno aveva inizio al suono dell’Ave Maria e variava nel corso dei mesi dalle attuali ore 17 alle 20. Applicando il calcolo otteniamo che la 21 ora del 24 marzo 1599 corrisponde alle ore 16 attuali, mentre in data 6 novembre: la 21 ora risulta essere le 15 e le ore 3 del rientro a Loreo sono le 21.


La chiesa di Loreo (Loreo)

Dalla relazione del marzo 1599 apprendiamo che la commissione si recava a messa tutte le mattine. Dal 24 marzo al 1 aprile la chiesa era quella di Loreo, l’unica eccezione è il 26 quando si recano alla chiesa del Pilastro. Riportiamo parte del testo: “così la mattina seguente che fu li 24 s’andò prima che levasse il sole ad udire la messa nella Chiesa di Loreo”; “Così la mattina seguente, che fù alli 25 doppò udita la messa a Loreo....".

L’istituzione della parrocchia di Loreo risale al 1094 e dal 1226 i parroci assumono il titolo di arciprete. Si hanno notizie di un fabbricato religioso che risale al 1390, ma insieme a tutto il borgo subì un incendio nel 1510 e fu l’unico edificio a rimanere in piedi. Nel 1539, dopo una sistemazione la chiesa venne di nuovo consacrata, ma successivamente abbattuta in quanto vetusta e giudicata non più adatta ad accogliere la crescente popolazione.

L’attuale edificio religioso con facciata in stile barocco è dedicato a Santa Maria Assunta ma è noto anche come Arcipretale di Loreo, fu progettato dall’architetto Baldassare Longhena e venne consacrato nel 1675. Nel 1958 il duomo del Longhena venne chiuso al culto a causa del cedimento delle capriate. Tra il 1960 e il 1964 si intervenne con lavori di consolidamento e anche di restauro di tutto l'edificio, che hanno consentito la riapertura.


La chiesa del Pilastro (Loreo)

Dalla relazione in data 26 marzo 1599: “venerdì mattina inanzi il levar del sole per avanzar il tempo s’andò camminando sino alle fornase, et uditero la messa ad una chiesola intitolata la Madona del Pilastro”. Il percorso da Loreo alla località Fornaci correva lungo l’argine sinistro del canale del Pilastro, oggi non più presente ma testimoniato dall’andamento sinuoso della strada provinciale SP8 via Pilastro.

La chiesa della Madonna del Pilastro risale al 1153 e nasce come chiesa della zona portuale Fornaci di Loreo. Dal 1489 al 1769 è stata affidata con l’annesso piccolo convento, successivamente soppresso, ai padri Celestini dell’ordine di San Benedetto. Venne restaurata nel 1533 e successivamente rifabbricata nelle forme attuali nel 1615, mentre l’aspetto interno risale al Settecento.


Il canale del Pilastro (Loreo)

Dopo la messa mattutina la commissione si recava a piedi alla località Fornaci. Da qui attraversavano il Po in barca e proseguivano nei rilievi. S’andò prima che levasse il sole ad udire la messa nella chiesa di Loreo, poi s’andò a piedi alle fornase.

Il tragitto a piedi avveniva lungo l’argine del canale del Pilastro, che partiva dal centro urbano e presentava un corso leggermente sinuoso sino alla località Fornaci. Il canale del Pilastro si staccava dal canale di Loreo e raggiungeva il Po delle Fornaci.

Nel corso del XVI secolo, solitamente avveniva che l’acqua del Po delle Fornaci scolava in quelle dell’Adige creando un progressivo interramento causato dalle torbide. Dopo vari tentativi di ripristinarne la funzionalità, il canale del Pilastro venne definitivamente interrato nel 1661.


La Fuosa (Loreo)

Nel mese di luglio 1599 si riunisce a Loreo una commissione di periti e senatori, che sentito il parere dell’avvocato fiscale e la proposta della prima commissione, approva il tracciato definitivo per la diversione del Po e indica: “Lo scavo doveva iniziare a monte della comeada della Fuosa, al cason del clarissimo signor Bernardo Malipiero attraversare la valle e i montoni, immettersi nel gottolo dei Contarini, e per esso sboccare nella sacca di Goro”.

La Fuosa si colloca a nord del Po delle Fornaci mentre il cason di Bernardo Malipiero si trovava a sud. Il punto dove effettuare il taglio era dunque: “a monte della comeada della Fuosa”. Comeada sta ad indicare: ansa o curva a gomito del fiume. Nel glossario dei termini veneziani alla voce Fuosa, si riporta: bocca di porto, foce portuale, foce di un fiume di rilevante portata. F.A. Bocchi aggiunge che a livello locale il termine viene usato anche per indicare “fossa”. La Fuosa è una parte del fiume che in epoca romana scorreva da Adria al mare, che vari autori sulla base della descrizione di Plinio del I sec. d.C. attribuiscono alla foce Carbonaria.

Nel 1600 la Fuosa viene indicata anche come Canal della Fuosa ed era il tratto finale curvilineo rivolto a sud del canale che collegava l’allora Castagnaro – Canal Bianco al Po delle Fornaci.

Riprendiamo l’analisi del termine Fuosa: si tratta di un’ansa del Canalbianco, associata forse ad una fossa di collegamento nel tratto terminale di un fiume, che prevede la presenza di un porto. Nel paragrafo “La Porto Viro nel 1600” si vedrà che il sito collocato alla vicina Fuosa è associato ad un lido.

Osteria delle Fornaci (Loreo)

Una commissione pontificia composta da prelati e architetti raggiunge Ariano nel settembre 1599, con lo scopo di ottenere informazioni riguardo il taglio veneziano e nel caso di formulare una soluzione alternativa. In data 28 settembre presso l'osteria delle Fornaci si incontrano veneziani e pontifici si incontrano per mediare le conseguenze dell'azione del taglio di Porto Viro. La mattina successiva il gruppo incaricato dal papa, parte in barca da Santa Maria ed approda nei pressi dell’osteria delle Fornaci. Giovedì 30 sono di nuovo all'osteria, dove si concedono una sosta dedicata alla pesca. Il 2 di ottobre, sopra un tavolo dell’osteria viene mostrata una carta con i dati raccolti nei precedenti sopralluoghi.

L’indicazione ed anche la rappresentazione “osteria Fornaci” compare nelle carte di fine 1500 e primi del 1600, allo stesso modo di edifici più importanti. A quel tempo infatti le osterie rappresentavano luoghi di incontro dove si riunivano persone per vari motivi, tra cui la stipula di contratti.

La più antica rappresentazione in cui si individua l’osteria risale al 1564 ed è opera di Dal Cortivo, dove vediamo scritto accanto a tre edifici: ostaria della fornaxa.

Troviamo rappresentata l’osteria delle fornasi in due carte dell’ASV: la prima è del 1587 (SEA Po 7), la seconda risale al 1600 (ASV Misc. Mappe, 106). Entrambe mostrano la presenza di tre edifici in sinistra del Po delle Fornaci, ubicati subito a nord della confluenza del canale Belfantin nel Po delle Fornaci. A breve distanza verso sud, troviamo anche l’immissione del Canale del Pilastro. La mappa dell’Aleotti del 1613 riporta isolata la sagoma di un solo edificio molto imponente, con accanto la scritta ostaria delle fornase.

Attualmente possiamo ubicare il sito poco a nord-ovest della località Pilastro di Loreo, senza tuttavia avere alcun riscontro visibile sul posto.


Il Po di Scirocco (Porto Viro)

Sabato 27 e domenica 28 marzo 1599 la commissione naviga lungo il Po di Scirocco, il ramo meridionale del Po delle Fornaci. Il programma di sabato prevede di verificare gli interramenti e le alluvioni. A tale scopo utilizzano una barca peota e alcune piccole barche che consentono una misurazione del fondale che mostrava una variazione da 3 a 9 metri.

La commissione del marzo 1599: “Così la domenica fu alli 28, dopo udita la messa à Loreo s’andò à montar in barca alle fornase per andare come fù deliberato giù per il ramo di siroco…….si continuò il camino giù per il Pò di siroco per la bocca maistra, et s’uscì nel mare sopravento della Sacca di Goro fuori degli scagni….”

Nel 1556 il Po di Scirocco era il ramo più attivo del Po delle Fornaci ma in seguito al nuovo taglio (1604) e all’intestatura del ramo di Tramontana (1648), il ramo di Scirocco progressivamente si interra, tanto che nel 1638 è ridotto ad un “piccolo fosso”.

Il percorso sinuoso del Po di Scirocco è oggi riproposto nella viabilità del territorio comunale di Porto Viro dalle vie Galilei e Gramignara, localizzate ad est della strada 309 Romea, tra il Po di Levante a nord ed il Collettore Padano Polesano a sud. Nel tratto di via Gramignara che è adiacente lo scolo Portesin Quirina Minervi (ex scolo Scirocco) troviamo ben tre toponimi “fienile Scirocco” a ricordare l’estinto ramo del Po.

Nel 1500 il corso principale era il Po delle Fornaci, che si divideva in tre rami identificati dai nomi dei venti: Tramontana, Levante e Scirocco. Nei primi decenni del secolo il ramo maggiore era quello di Scirocco, nel 1556 lo diventa il Po di Levante e infine negli ultimi decenni il primato passa al ramo di Tramontana.


I montoni di sabbia (Porto Viro)

Dopo le messe mattutine alla chiesa di Loreo e del Pilastro, i commissari attraversavano in barca il Po delle Fornaci e si dirigevano a cavallo al gottolo (canale di scolo) che si trova oltre i montoni di sabbia. Si tratta del cordone di dune fossili di età etrusca che si estende da Chioggia fino all’isola di Ariano ed anche in territorio ferrarese, che sta ad indicare la linea di costa di circa 3000 anni fa. I rilievi dunosi che hanno visto i vari protagonisti del taglio, sia a piedi sia a cavallo sono ancora oggi presenti in parte nei territori di Rosolina e Porto Viro.

Nelle relazioni del 1599 leggiamo più volte la caratterizzazione montoni di sabbia per indicare i rilievi sabbiosi costituiti dalle dune fossili. In misura minore compare la dicitura “montoni bianchi”, che starebbe ad indicare una scarsa presenza di vegetazione.

Al giorno d’oggi rimane solamente una parte dei rilievi sabbiosi descritti nel 1600. Le dune fossili di Porto Viro sono state riconosciute area SIC IT3270003 (sito di importanza comunitaria) con la denominazione “Dune di Donada e Contarina”. Si tratta di due distinte zone che comprendono 105 ettari, una in località Fornaci ed una seconda circondata dal centro urbano e nota come Pineta di San Giusto.

L’attuale copertura vegetale delle dune fossili è costituita in prevalenza da una pineta composta dal pino domestico e dal pino marittimo; impianto attuato negli anni trenta del secolo scorso con lo scopo di consolidare il rilevato sabbioso. Nell’area deltizia si riconosce tuttavia una presenza sporadica del pino già dal tempo dei romani ed anche nel medioevo.

In alcune mappe della fine del 1500, subito a nord del Po delle Fornaci, circa nell’attuale località Norge Polesine di Rosolina, è ben rappresentato il cordone di dune fossili. Tra questi rilievi sabbiosi, uno doveva essere particolarmente elevato, per arrivare ad essere indicato come “Monte Bianco”.

Nella relazione del 1599, vengono nominati vari dossi, ovvero forme allungate di rilievi sabbiosi: dosso del figaro, mozzo, di Cavallari, che è possibile individuare nella carta di Fabbri e Pontara del 1592 e localizzarli nell’area dell’attuale centro urbano di Porto Viro. Al dosso del figaro corrisponde ora l’attuale via Portesin, impostata sui resti del cordone di dune datato al sec. VI – X d.C.


La sacca di Goro (Porto Viro)

La sacca di Goro della metà del 1500 si trovava circa 12 chilometri più a nord rispetto all’attuale specchio d’acqua a sud dell’abitato di Goro. In seguito all'interramento provocato dalle torbide del nuovo ramo del Po, la sacca risulta estinta nel 1650. L’attuale sacca di Goro ha una maggiore estensione di quella del XVI secolo e risulta delimitata dalla parte terminale del Po di Goro e dal lido di Volano.

La sacca di Goro del 1600 mostrava una accentuata rientranza rispetto alla linea di costa ed era delimitata da due ramificazioni padane, a nord il Po di Scirocco ed a sud il Po di Goro. La massima estensione verso ovest dello spazio acquatico è stata individuata tra Cà Cappellino e Villaregia. In tale sito, nel 2004 in occasione dei 400 anni del Taglio di Porto Viro è stata posizionata una tabella illustrativa sull’argine sinistro del Po di Venezia. La sacca di Goro venne completamente interrata dalle alluvioni del nuovo alveo.

Il termine sacca sta ad indicare una superficie acquatica delimitata da due ramificazioni fluviali deltizie, aperta verso il mare. Diversamente dalla laguna che mostra la presenza di una delimitazione costituita da un lido o da uno scanno. Di conseguenza l’acqua della sacca è acqua marina.


La Porto Viro del 1600 (Taglio di Po)

Secondo Aldo Tumiatti la Porto Viro del 1600 starebbe ad indicare non un centro abitato ma bensì un luogo; Mirhan Tchaprassian propone l’interpretazione Porto Vecchio dal latino vetero e dal medievale vegro ed ipotizza la corrispondenza con l'antico sito romano di Septem Maria. Girolamo Antonio De Mattia rappresenta il delta ai tempi del taglio e disegna Porto Viro come un centro abitato alla pari di Loreo, Corbola e Ariano.

La geomorfologia colloca la vecchia Porto Viro sul limite del cordone di dune fossili nel quale è impostata la via di San Basilio. Ad ovest si trovava un ambiente vallivo con terre argilloso-limose che sarà scavato dalle migliaia di maestranze. Ad est il progetto prevede che le acque, del nuovo taglio libere di correre incideranno ed eroderanno con facilità le sabbie sciolte del deposito eolico, fino a raggiungere il mare nella vicina sacca di Goro.

La prima volta che troviamo Porto Viro come luogo in cui effettuare la deviazione del Po delle Fornaci risale al 1556 nella relazione dei periti C. Sabbadino e G. Carrara: “tra Arian e il Po della Fornasa e gionti al lido del loco di Porto viro et della Muchia, aprir esso lido e far andar nel mare l’acque di esso alveo novo fra li porti di Goro e di Fornasa che è la bocha de Siroco, in quella Sacha grandissima.

Pochi anni dopo il progetto di Marino Silvestri (1562): “Io intendo fare à questo fiume un alveo nuovo per spatio di un miglio in circa sopra la bocca della Fuossa, che continuando il dritto di Ponente in Levante vada al loco di Porto Viro et tagliando quelli montoni di harena che sono al lito del mare, entri in mare”. Nella relazione del 1599 è scritto: “voltorno poi anch’essi verso il loco nominato al presente da ferraresi Porto Viro…”.

Porto Viro viene indicato come il luogo del taglio, ma in realtà l’operazione avviene più ad occidente, a monte della comeada della Fuosa, alcuni chilometri ad est. Il toponimo Porto Viro doveva essere associato ad un luogo noto e facilmente individuabile che si trovava vicino al taglio. Il fatto che Porto Viro venga associato a “lido”, rimanda a marina, riva, spiaggia e può essere interpretato come luogo sul cordone litoraneo di dune che separa la laguna dal mare. Tale è infatti la definizione di “lido” in geomorfologia. Nella relazione della commissione, in data 29 marzo 1599 la distanza dello scavo tra il Po e le dune risulta pari a 800 pertiche (1660 m).

Nella “Relazione sui confini veneto-ferraresi del 17 luglio 1587” si riprende il termine “lido” in tre punti. Nel primo si scrive di una usurpazione dei ferraresi “…dalla marina et lido principiando dalla bocca del Porto di Goro estendendosi verso Loreo per pertiche 4100 (circa 9,5 km)…..”. La seconda asserisce che il lido usurpato è fuori dei confini del privilegio di Ariano. Infine: “…..dove discorre al presente esso Lido usurpato vi era un grandissimo Porto detto Porto Vecchio, o delle Donzelle, chiamato Portesin come nel dissegno, il qual Porto per l’attestazione di molti testimoni da Loreo che refferiscono per memoria de loro padri et avi era frequentatissimo et capacissimo di molte navi et d’altri vascelli grandi, et era Porto di Vostra Serenità, nel quale vi metteva capo Porto Viro, et tra li altri particolari dicono essi testimonii aver inteso che si trovano alcune colonne con le catenelle da ligar le navi, le quali sono sepolte hora sotto terra più di doi piedi (> 76 cm), non sapendo però essi particolarmente il loco dove esse errano situate.” (A.S.V., Provveditori Camera Confini, b. 68, c. 80).

Relativamente a tale periodo, l’unica dicitura PORTO che individuiamo nella carta di O. Fabbri del 1592 si trova in corrispondenza della località Fornaci, ubicata poco ad est dell’immissione del canale del Pilastro nel Po. Ricordiamo al riguardo che in età romana e altomedievale il porto antico di Adria corrisponde a Portus Laureti, che vari autori collocano nella zona Fornaci di Loreo. La Porto Viro del 1500 - 1600 si trovava però ad una distanza di circa 2,5 chilometri dall’argine destro del Po delle Fornaci, di conseguenza l’attività portuale non può che riferirsi ad un lontano passato.

In una carta del 1612 (A.S.V. Racc. Terzuk, 15) vediamo Porto Viro ubicato sul margine occidentale del cordone di dune fossili, a lato della terminazione di via San Basilio che giunge da sud. Giunti all’altezza di Porto Viro la strada non prosegue verso nord ma devia di 60 gradi verso est e si raccorda alla strada Romea vecchia. Troviamo conferma di tale ubicazione nella carta del Clarici (1721) dove Porto Viro è posizionato sulla “Strada Romana” (attuale via San Basilio SP82).

Nella Topografia del Polesine di Rovigo di Marchetti Milanovich del 1786 non compare più il toponimo Porto Viro, ma bensì la “chiesa del Taglio”, che ritroviamo sia nella Carta del Ferrarese sia nella Carta Militare Austriaca (entrambe del 1814). Porto Viro è ancora presente in una mappa di Stefano Pasi del 1789, localizzato tra il nuovo alveo del Po a nord e la linea dei Pilastri a sud, poco ad ovest della strada di San Basilio; il luogo presenta una chiesa e alcuni edifici. Nel catasto austriaco del 1841, in tale area non si riconosce alcun edificio religioso.

Ricorrendo alle IGM del 1900 e poi al sopralluogo odierno è possibile collocare il sito di Porto Viro nell’attuale località Vallina, all’estremità occidentale del centro urbano di Taglio di Po, in prossimità dell’argine destro del Po di Venezia.


LAVORI IN CORSO 1600 – 1604


Cà Malipiero di Giovanni (Porto Viro)

Il provveditore incaricato ai lavori del taglio Alvise Zorzi, dal suo arrivo è ospite del podestà di Loreo Nicolò Baldù, finchè sul finire del mese di luglio 1600 venne sollecitato a trovare un’altra sistemazione. I documenti dell’epoca riportano che Alvise Zorzi, venne alloggiato nella casa di Zuanne Malipiero, con al seguito la sua famiglia, un segretario ed un servitore. Il provveditore Zorzi verrà sostituito nel mese di luglio 1602 da Andrea Gabriel, che a sua volta sarà rimpiazzato dopo pochi mesi da Zuan Giacomo Zane, il quale porterà a termine i lavori.

Marco Venier di ritorno dall’ambasceria romana si ferma per vedere i lavori del taglio e così descrive l’abitazione: “Veduta e ben considerata l’opera mi condusse alla casa dell’illustrissimo signor Alvise Zorzi, perché quivi posassi a mio comodo et ricevessi l’invito del desinare, che veramente fu sontuoso et abbondantissimo di ogni esquisita vivanda. Ma siccome la casa et per il ricevimento et per gli adornamenti suoi propri di letti, di tappezzerie et d’ogni altro nobilissimo guarnimento si può dire un paradiso et degna habitation dell’illustrissimo Zorzi che la mantiene, così per essere molto angusta et fabbricata di legname, che tocco dal sole arde, si può riputar tutto il contrario del paradiso, di modo che non vidi l’hora di uscirne, tanto era il calore di quelle tavole, le quali conservandolo ancora la notte, accompagnatavi la copia delle zanzare, la rendono abitazione inabitabile….”

Il fabbricato che aveva ospitato i provveditori al taglio si rintraccia nel disegno di G.B. Aleotti, eseguito nel 1599, dove accanto al simbolo di una casa vi è scritto: “Cà de Marina del Signor Giò Malipiero”. Nella carta del 1587 di Antonio Glisenti, il fabbricato è denominato “La cha da Marina” ed è rappresentato in prospettiva, dove si vede una parte centrale con un grande tetto spiovente delimitato da due piani rialzati alle estremità. In una mappa del 1733 troviamo la denominazione “Cà di Marina di Cà Contarini” ad indicare una casa padronale sviluppata su due piani con copertura a padiglione.

Le mappe catastali austriache del 1800 riportano un complesso costituito da una grande casa dominicale a pianta rettangolare sviluppata su tre piani, da annessi rustici con barchesse ed una chiesetta. L’edificazione del corpo principale si fa risalire alla fine del 1700 e pertanto non si tratta della Cà Malipiero del 1600. Del grande complesso edificato rimane oggi solo una chiesetta con il piccolo campanile. I rustici sono stati demoliti dopo il 1975 e poco dopo anche la casa padronale.

Il complesso rustico risulta censito nel volume Ville venete: la provincia di Rovigo come “Corte Contarini detta Cao di Marina”.


Cason Malipiero di Bernardo (Taglio di Po)

Il cason del clarissimo ser Bernardo Malipiero viene indicato come il luogo più prossimo al taglio nella relazione finale della prima commissione, in data 31 marzo 1599. Così è riportato: “…. fare un taglio di sopra la Comeada della Fuosa al Cason del Clarissimo ser Bernardo Malipiero, che camini per la Valle alli Montoni et per li montoni al Gottolo delli Contarini, per dove sbocarà nelle Sacca di Goro” . Tale indicazione verrà ripresa e confermata sia dall’avvocato fiscale nell’aprile 1599, sia da una seconda commissione di periti e senatori riunitasi a Loreo il 12 luglio. Infine in data 27 agosto 1599 il Senato delibera: “che se debba far un Taglio al detto fiume Po nella comeada vicina al Cason di Cà Maliero”.

Nella relazione della prima commissione leggiamo che sia il pomeriggio del 24 marzo 1599 sia la mattina del 29, i delegati della commissione non riescono a svolgere le misurazioni sul posto a causa di un vento fortissimo e ripiegano principiando al cason de Cà Malipiero. Il 29 marzo saranno ospiti a “desinare”(a pranzare) presso la casa di Bernardo Malipiero.

Il cason Malipiero si trovava a sud del Po delle Fornaci e ad occidente della Fuosa del Castagnaro. Il riscontro cartografico si può trovare: nella carta del 1556 di Nicolò dal Cortivo, subito a sud del Po delle Fornaci ed a monte delle ramificazioni Tramontana, Levante e Scirocco, si legge Malipieri e vi sono rappresentati dei fabbricati. Anche nella “Carta disegno per il taglio del Po 1599” è riportato cason Malipiero in prossimità della “linea della sgarbada per il nuovo taglio” poco a monte della Fuosa.

Tali indicazioni collocano il cason Malipiero nella campagna in prossimità dell’argine destro del Po di Venezia, tra Cà Nani - via Alessandria - Cà Zen.


Argine vecchio e argine nuovo (Taglio di Po)

Le tre relazioni del 1599, quella della prima commissione (marzo), quella dell’avvocato fiscale (aprile) ed anche la successiva dei dodici tra periti e senatori (luglio) concordano nell’indicare che:”Lo scavo doveva iniziare a monte della comeada della Fuosa, al cason del clarissimo signor Bernardo Malipiero attraversare la valle e i montoni, immettersi nel gottolo dei Contarini, e per esso sboccare nella sacca di Goro.

Il punto di innesto tra l’argine destro del Po delle Fornaci e il nuovo argine del Po di Venezia è stato individuato confrontando la cartografia del progetto con quelle successive. Nella mappa del 1600 si nota una coronella relativa ad una rotta che viene riconosciuta nella “Carta del Ferrarese del 1814”. Anche nella mappa catastale austriaca del 1841 è riportata la sagoma della coronella.

Con la cartografia del 1900 si giunge a localizzare il punto in oggetto a poche decine di metri di via Alessandria sull’argine del Po di Venezia. Si può giungere al sito sia prendendo la laterale della SP 46 Taglio di Po – Corbola, sia dalla strada arginale in destra del Po di Venezia.


Apertura del nuovo taglio (Porto Viro e Taglio di Po)

L’atto di nascita del nuovo corso del Po datato 16 settembre 1604 è redatto dal procuratore Zuan Giacomo Zane : “Hoggi alle ore 19, con il favor del Signor Dio si hà dato l’acqua al novo Taglio, la quale vi è entrata per 50 e più aperture, che si sono fatte nel medesimo tempo all’argere, et dopo haver fatto un poco di empito, in spatio di un’hora in circa, si parizò con l’altra acqua dell’alveo, et continuò il suo corso, come fa tuttavia placidissimamente. Piaccia al Signor Dio per come ha principiato à correre con molta felicità, così continui per sempre, et nelle escrescenze di Po’ portandovi quella maggior acqua, che si spera, apporti a Vostra Serenità quel servitio, che è desiderato à beneficio publico, et de particolari ancora. Si è aperto à questa hora, à punto, perché l’acqua di mare nel Taglio è nella maggiore magrezza, et per consequenza apporterà maggiore decaduta all’acqua di Po’ nell’entrarvi con molto avantaggio dell’opera…..”.

Alle ore 19 del 16 settembre 1604 corrispondono le attuali 14.


DOPO L’APERTURA DEL NUOVO TAGLIO 1604


Cà Querini (Loreo)

La relazione della commissione recatasi sui luoghi del taglio ai primi di novembre 1604 riporta: ”S’osservò il luoco, dove si disegna incominciar il pennello sino al spiron della bocca del taglio, il qual luoco principia all’angolo delli terreni di messer Alessandro Querini, et è distante dal spiron della bocca del taglio passa 350 in circa (608 metri). Una carta di dettaglio presente all’A.S.V. datata al 1600, riproposta dallo Zendrini nel 1811 intitolata “Penelli e sperone in bocca del nuovo Taglio del Po”, rappresenta sia lo sperone sia l’arzere vecchio e quello novo. Tale mappa mostra inoltre la presenza di un edificio denominato Cà Querini. Una mappa successiva di A. Galesi, datata al 1618 per lo stesso fabbricato riporta: “Casa dell’Ill.mo Sig.r Nicolò Contarini. La spiegazione del cambio di nome risiede nel fatto che in seguito al matrimonio tra Giulia Querini e Nicolò Contarini celebrato nel 1617, avviene un passaggio di proprietà.

Nel primi anni del 1800 subentrano i Papadopoli e troviamo nel Catasto austriaco del 1852 un complesso denominato “Motte” costituito da una casa padronale edificata nel corso dell’800, un fienile ed un piccolo annesso. Al giorno d’oggi resta solamente un rudere della casa residenziale invaso dalle erbe rampicanti, con la copertura del tetto in condizioni assai precarie. Rimane ancora il caratteristico stemma della famiglia Papadopoli sul timpano della facciata di fronte all’argine del Po.

Il fabbricato risulta censito nel volume Ville venete: la provincia di Rovigo come “Casa Papadopoli, Ceccotto, detta Corte Motte”.

L’appellativo Motte deriva dalla posizione altimetricamente elevata rispetto alla campagna circostante, attribuibile alla collocazione del complesso rustico sui resti di una duna fossile di età preetrusca.


L’argine destro del Po delle Fornaci (Porto Viro)

In località Volta Grimana è possibile riconoscere alcune parti dell’originaria arginatura destra del Po delle Fornaci. Una parte dell’argine si trova tra la biconca - il Collettore Padano Polesano e il Po di Venezia. Abbiamo poi un tratto centrale costituito da una strada bianca che corre parallela alla parte settentrionale della prima conca. Infine individuiamo nella strada asfaltata via Cieco Grotto, tra Fornaci a sud e Cantina Passatempo a nord l’ultimo testimone dell’antico argine.


Il Po di Tramontana (Rosolina)

Il taglio di Porto Viro concluso nel 1604, portò l’asta principale a sfociare nella Sacca di Goro e diede il via alla creazione del delta moderno, sviluppato in prevalenza a meridione. Dopo un primo tempo in cui le acque scorrevano sia nel nuovo alveo che in quello antico, si decise la chiusura dei rami settentrionali mediante intestatura (chiusura e sbarramento dell’alveo mediante riempimento). Il primo intervento interessò il ramo di Tramontana, poi il Po delle Fornaci ed infine il ramo della Bagliona.

Le carte che illustrano il luogo dell’intestatura sono la mappa del 1612 (A.S.V. Racc. Terzuk, 15) ed una mappa disegnata per questioni di confine che risale al 15 luglio 1615. Il Po di Tramontana venne intestato nel 1612, probabilmente mediante l’affondamento di due o tre arsili carichi di pietrame. All’epoca dell’intervento il fondo dell’alveo era ridotto a pochi decimetri.

Il sito dell’intestatura è stato localizzato nel tratto stradale rettilineo di via Moceniga che dalla S.S. Romea raggiunge il Centro Sperimentale Regionale del Po di Tramontana.

Il Po delle Fornaci venne intestato nel 1648, interrompendo così la suddivisione delle acque che ancora in parte avveniva tra il vecchio e il nuovo alveo. Dopo questo intervento il vecchio alveo del Po delle Fornaci accoglie le acque del Canalbianco ed assume la denominazione Po di Levante.

La lunghezza del paleoalveo del Po di Tramontana e la sua varietà ambientale è tale da meritare una descrizione per un possibile itinerario in bicicletta oppure a piedi.

La partenza avviene dall’esterno della sede del Centro Sperimentale della Regione Veneto Po di Tramontana. Seguendo la parte in sinistra del paleoalveo si raggiunge un primo gorgo e dopo un’ansa opposta alla precedente si giunge in vista del secondo laghetto. Per proseguire è necessario portarsi sul lato destro del paleoalveo, che presenta un percorso asfaltato. Si giunge ad un cancello che immette nella via delle Valli, che si percorre per 4 km circa costeggiando Valle Segà, valle Spolverina e valle Cannella, passando per casone Segà e casone Casonetto. Proseguendo lungo la strada si giunge ad una curva a gomito dove la continuità del paleoalveo è interrotta da un tratto acquatico di circa 220 metri, che rientra nella palude Boccavecchia. Continuando verso ovest, lungo via delle Valli si arriva alla località Portesine e da qui all’incrocio con l’immissione nella via Rosolina Mare della strada provinciale 65.


Via della Boccavecchia (Rosolina Mare)

Il Po di Tramontana aveva la foce nell’attuale zona di piazza San Giorgio a Rosolina Mare. Il sito si raggiunge uscendo dalla SS 309 Romea in direzione Rosolina Mare, si imbocca dapprima via Rosolina Mare e poi giunti alla rotonda si prosegue verso sud lungo la via della Boccavecchia. Giunti all’incrocio di via della Boccavecchia con via degli Aironi, di fronte a quest’ultima si vede un cancello che delimita la proprietà privata del Casone Bocavecchia. All’interno della tenuta è presente una strada che compie varie curve e testimonia l’ultimo tratto dell’argine sinistro del vecchio ramo padano.

Arrivati all’incrocio con via degli Aironi si gira verso est fino a raggiungere piazza San Giorgio, da dove si vede il mare con i vari bagni. Proseguendo verso sud, la via Porto Caleri conduce al Giardino Botanico Litoraneo di Porto Caleri.


La linea dei Pilastri (Isola di Ariano)

L’accrescimento del delta avvenuto in seguito al taglio di Porto Viro determinò una secolare disputa sui possedimenti dei nuovi avanzamenti deltizi. La questione dei confini tra lo Stato Veneto e quello Pontificio venne risolta il 15 aprile 1749, con la stipulazione di un trattato che stabiliva la linea di confine detta “dei pilastri” nel polesine di Ariano. La realizzazione di tale confine terminerà nel 1751, con la costruzione di 50 pilastri di fabbrica in muratura, posizionati lungo una linea spezzata aperta che attraversa tutta l’isola di Ariano. In ogni pilastro realizzato in mattoni alto 6 metri erano inserite due lastre calcaree, una con l’effige del leone di San Marco collocato dalla parte veneta, l’altra con lo stemma dello stato Pontificio la tiara (triregno) rivolto a sud.

Di tali pilastri che dividevano l’isola di Ariano ne rimane solamente uno, il più orientale, in località Torre nella frazione di Rivà (Ariano nel Polesine) raggiungibile mediante la strada provinciale S.P. 63 Rivà - Torre. Ai piedi della costruzione in pietra vi sono appoggiate le due lastre calcaree con le effigi.

Altre cinque lastre calcaree sono visibili in vari luoghi: in piazza Venezia a Taglio di Po ve ne sono due, una con il leone e l’altra con la tiara. Nei pressi della tenuta Cà Zen, una lastra calcarea con la tiara è appoggiata a terra. Due lastre con il leone alato si trovano in posizione esterna all’isola di Ariano: una è inserita sul lato sud della farmacia di Loreo ed una è appoggiata a terra all’ingresso del Boscone della Mesola.

L’attuale via Pilastri di Corbola rappresenta un tratto lungo 5 km dell’antico confine dove erano posizionati 8 pilastri ed il canale Veneto propone il tracciato rettilineo successivo.


Comuni, luoghi e località nella mappa dell’itinerario:

LOREO: Via Canalvecchio (1), Il Canale di Loreo (2), Cà Priuli [1], La chiesa di Loreo [2], La chiesa del Pilastro [3], Il canale del Pilastro (3), Cà Querini  [8], La Fuosa (4), Osteria delle Fornaci  [4]

PORTO VIRO: L’argine destro del Po delle Fornaci (9), Il Po di Scirocco (5), Cà Malipiero di Giovanni  [6], I montoni di sabbia (6), La sacca di Goro (7)

TAGLIO DI PO: Porto Viro nel 1600  [5], Argine vecchio e argine nuovo (8), Cason Malipiero di Bernardo [7]

ROSOLINA: Il Po di Tramontana (10), Via della Boccavecchia (11)

BIBLIOGRAFIA

Autori vari, “La Bonifica tra Canalbianco e Po”, Minelliana, 2002.

Autori vari, “Successi delle Acque dal 1677 al 1755”, Accademia dei Concordi di Rovigo, 2003.

Bassan Piergiorgio, “ Il dominio veneto nel Bassopolesine vol. 1 e 2, editrice Il Gerione, Abano Terme, 1974.

Bassan Piergiorgio, “ I Flagellanti della Santissima Trinità, Forcato editore, Abano Terme, 1976.

Bocchi Francesco Antonio, “Del Po in relazione alle lagune veneziane”, Archivio veneto,1873.

Cessi Benvenuto, “Il taglio del Po a Porto Viro”, Nuovo Archivio Veneto, 1915.

De Antoni Dino, Perini Sergio, “Storia religiosa del Veneto 2 - diocesi di Chioggia”, Giunta regionale del veneto, Gregoriana Libreria Editrice, 1992.

Gabbani Bruno, “Ville venete: la provincia di Rovigo, Istituto regionale per le ville venete, Marsilio editore, 2000.

Mancin Claudio, “Il delta del Po – genesi di un territorio, edizioni grafiche Diemme, 2002.

Tchaprassian Mihran, “Il taglio di Porto Viro 1604-2004 la storia, la cartografia”, mostra della stampa antica, Adria 2004, Bottega delle Arti Padova.

Tumiatti Aldo, “Il taglio di Porto Viro – aspetti politico-diplomatici e territoriali di un intervento idraulico nel delta del Po (1598 – 1648)”, edizioni grafiche Diemme – Taglio di Po, 2005.

Tumiatti Aldo, “La questione dei confini fra Venezia e Ferrara nell'isola di Ariano e la "Linea dei Pilastri" (1735-1751) - Arti Grafiche Diemme - Taglio di Po, 2014.

Zendrini Bernardino, “Memorie storiche dello stato antico e moderno delle lagune di Venezia”, tomo I, Padova, 1811.




Via Canalvecchio a Tornova di Loreo propone il percorso dell'Adige prima della rettifica del 1725


Il canale di Loreo venne scavato nel 1224

La chiesa Pilastro


L'osteria delle Fornaci e la chiesa del Pilastro in una mappa del 1564


Porto Viro si trovava nella zona dell'attuale località Vallina di Taglio di Po


La chiesa rimasta del complesso di Cà de Marina di Giò Malipiero


Il punto di innesto tra il vecchio argine destro del Po delle Fornaci e il nuovo argine del Po di Venezia, alla fine di via Alessandria a Taglio di Po


Il rudere di Casa Papadopoli ex Cà Querini a Loreo


In rosso i resti dell'argine destro del Po delle Fornaci alla biconca di Volta Grimana


Il paleoalveo del Po di Tramontana a Rosolina


Via della Boccavecchia a Rosolina Mare


Una delle lastre calcaree della Linea dei Pilastri




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