Ricerca storica dei beni idraulici situati in Destra Adige nel tratto Boara Polesine - Rosolina
Premessa
Percorrendo la strada arginale sulla sponda destra del fiume Adige, da Boara Polesine a Rosolina, si notano a distanze irregolari gli uni dagli altri, ma tutti posti perpendicolarmente al corso del fiume, con medesime dimensioni e dello stesso materiale, alcuni cippi in calcare corredati da iscrizioni (talora illeggibili) disposte in doppio rigo, bifacciali, riportanti tutti un termine legato al fiume ed un termine legato ad un nominativo di località o persona. Pur con tali caratteristiche comuni, questi cippi si differenziano però per il tipo di calligrafia, talora in corsivo e talora in caratteri capitali sicuramente da collegare a diversi periodi cronologici.
Quattro dei cippi ritrovati nel tratto arginale ricadente nel Comune di Loreo, per le precarie condizioni in cui versavano e per essere stati riconosciuti fra i più rappresentativi delle varie tipologie calligrafiche, sono stati prelevati ed avviati al restauro nel laboratorio del Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo.
La ricerca in campagna
Si sono rese necessarie più campagne di rilevamento in diversi periodi dell’anno, indispensabili per le posizioni improprie assunte dai cippi nel corso degli anni (molti erano in posizione orizzontale anziché verticale) e quindi difficilmente riconoscibili fra la folta vegetazione del ciglio arginale. In accordo con il Genio Civile ad ogni sfalcio dell’erba si è ripetuto il percorso al fine di censire nel miglior modo possibile i cippi lapidei presenti, registrandone le coordinate geografiche e le caratteristiche morfologiche.
Si sono riconosciuti, in tal modo, 19 cippi ricadenti rispettivamente: 2 nel Comune di Rovigo, 3 nel Comune di Pettorazza Grimani, 8 nel Comune di Cavarzere, 5 nel Comune di Loreo ed 1 nel Comune di Rosolina. Attualmente sono 18 i cippi in situ, poichè dal primo rilevamento ad oggi, il manufatto di località Boaria Cuore a Boara Polesine è stato trafugato. Se ne riporta comunque la scheda.
Ricerca storica
Il ricorrente pericolo di rotte e alluvioni rappresentato dal bacino idraulico dell’Adige con i suoi affluenti e diversivi suggerì fin dal sec. XVI la creazione di appositi magistrati provvisionali, con vario titolo, in momenti di emergenza.
Sorse infatti a Venezia, già nel 1501, un organo specifico perchè si occupasse di tutte le problematiche inerenti la gestione delle acque lagunari ed interne, i Savi alle Acque, che ben presto furono affiancati da ulteriori organismi collegiali e da un collegio di periti. Tuttavia il sempre crescente interesse provato da Venezia per le recenti acquisizioni in terraferma e per la messa a coltura delle terre ancora incolte e vallive, la spinsero a metà del ‘500 ad occuparsi della loro preventiva bonifica, affidandone le competenze ad una nuova specifica magistratura. Nascevano così nel 1556 i Provveditori sopra i Beni Inculti, che, coadiuvati da un valido corpo di periti scelti fra i maggiori idraulici del tempo, nonché dai podestà in loco, avevano il compito di gestire e sorvegliare le operazioni di bonifica, favorendo la creazione di nuovi consorzi.
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